Microcosmi dagli orizzonti infiniti
sogno e realtà: due facce della stessa medaglia
di Simone Bertolini
Nel guardare intensamente le opere di Ciro Palumbo bisogna ammettere che si provano intime emozioni, diverse, contrastanti, che indagano superficialmente i nostri pensieri per penetrare sempre più a fondo nella nostra essenza e che ci lasciano dentro qualcosa di nuovo ogni qual volta ci facciamo trasportare in questa commistione di sogno e di realtà.
Ma dove finisce il sogno? Dove inizia la realtà?
Queste sono alcune domande che mi sono posto nell’osservazione attenta dell’opera di Palumbo e sebbene credo che forse una risposta oggettiva in assoluto non ci sia, ho cercato di farmi suggerire dai dipinti del maestro la sua risposta, la sua interpretazione della questione.
Il confine non esiste, sogno e realtà sono due facce della stessa medaglia: la vita!
Nei suoi dipinti, Palumbo mischia con sapienti giustapposizioni elementi reali quali alberi, torri, vascelli, statue classiche, sfere e palline, ma li colloca in luoghi che, sebbene siano contraddistinti dal mare e da cieli densi di nuvole o stelle, sono in realtà non-luoghi surreali per le atmosfere che emanano.
L’atmosfera che si respira nelle opere di Palumbo è la chiave per capirle.
Attraverso colori vivaci, che toccano la nostra sensibilità per il modo in cui sono accostati e per la loro varietà, grazie ad una luce calda e vibrante e a trapassi chiaroscurali delicati, Palumbo riesce a creare luoghi onirici che ben accolgono le creazioni mentali metafisiche più disparate.
Essi rimandano direttamente ad un’idea di come, secondo lui, dovrebbe essere il luogo nel quale nascono le creazioni del nostro subconscio, che partono da elementi reali, ma seguono regole dettate dal caos.
Ma, a differenza degli oggetti, questi luoghi delineati dal pittore non sono dominati dalla casualità, anzi ci trasmettono un senso di pace quasi divina, che arriva dritto alla nostra anima e ci consente di codificare le immagini e i concetti che vuole esprimere l’artista come il tema del viaggio, del mistero, del gioco, celati dietro gli oggetti-simbolo che popolano le rappresentazioni e dietro le loro combinazioni.
Emblematici gli alberi collocati su porzioni di terra fluttuanti, non ancorati al terreno, proprio perché i luoghi di Palumbo non danno solido appoggio alle cose, ma creano atmosfere governate da un caos calmo in continuo divenire, basato su una surreale armonia delle parti, cangiante e allo stesso tempo eternamente perfetta
Atmosfere capaci di accogliere i pensieri più reconditi dell’animo dell’artista ma che si offrono come tela bianca agli spettatori che vogliono giocare ad indagarsi.
A volte include anche testi e frammenti di testi, perché anche la parola come gli oggetti presenti veicola immagini e quindi concetti.
Microcosmi dagli orizzonti infiniti, dominati da un ordine che la sapiente mano del maestro impartisce alle cose in apparente caos.
Microcosmi dagli orizzonti infiniti… metafore della vita: apparente caos ordinato.
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