Linda Altomare

INSEGUENDO IL SOGNO
Il Mondo Pittorico di Ciro Palumbo

Il percorso artistico di Ciro Palumbo può essere considerato un percorso che è destinato a non fermarsi, a non perdersi nel mare dell'inconcludenza, a non scontrarsi con il muro dell'incomprensione.
E' sempre difficile, anche se spesso agognato, incontrare artisti che possano fregiarsi di questo "nobile" appellativo, appartenuto a uomini che dell'arte hanno fatto una ragione di vita, che l'arte l'avevano nel cuore e nell'anima e non solo nella mente.
Incontrando Ciro Palumbo è sempre un arricchirsi lo spirito, è volare con la fantasia, è sentirsi liberi dentro.

- La tua pittura appare corposa, tattile eppure ha il potere di catapultare lo spettatore nel Sogno, fa rincorrere i ricordi; come lo spieghi?

- Forse nel mio desiderio di raccontare delle storie. Mi piacerebbe scrivere un libro di racconti, di illustrare sogni surreali con parole e suoni.
Inoltre non c'è niente di meglio nel cominciare con "C'era una volta..." ed ecco l'entrata in gioco dei ricordi, che diventano fondamentali.

- Le immagini che proponi "profumano" di simbolismo, di metafisica: è un aroma destinato a perdersi nell'aria?

- No, assolutamente. È la scia che stò seguendo e che mi piacerebbe continuare a scoprire. Credo che l'uomo abbia bisogno di simboli, o almeno ne senta il bisogno. I simboli gli servono per afferrare ciò che altrimenti non sarebbe rappresentabile; e se poi oggetti e figure, seppur inconsueti, sono rappresentati in una magica suggestione, il mix è tale da creare quell'aroma "Metafisico" persistente nel mio studio.

- Ti sei accostato a queste correnti artistiche per vicinanza di intenti o è stato un percorso naturale?

- Credo fondamentalmente che la frequentazione dello studio del mio maestro A. Nunziante, abbia influito (dopo numerose chiacchierate davanti al cavalletto) nel cercare di capire un' opera di Savinio o di Giorgio De Chiririco. E poi sugli scaffali pieni di libri del mio studio, i due maestri hanno un posto d'onore. Prima sfogliando i libri e poi ammirando (per fortuna) dal vero alcune opere, sono rimasto colpito dall'atmosfera, la poetica, il " profumo" di quella luce, di quell'attimo. E poi i colori e la filosofia di fondo ti penetrano e naturalmente cominciano a costruirsi sulla tua tela delle immagini che ti riportano a quelle tematiche. E' un processo naturale, per chi ci crede. Tentare oggi di dipingere e di parlare di una "nuova metafisica", certo non è compito mio, diciamo che io dipingo un mondo che forse tenta di ripercorrere quelle vie.

- Ciò che mi ha sempre colpito dei tuoi quadri sono i cieli; quel turbinio di colori che sembrano soffiati, quelle forme scomposte eppure così in armonia con l'intera composizione. Parlacene.

- Il cielo è uno dei personaggi dei miei dipinti. E' l'elemento, seppur impalpabile, che determina lo stato umorale dell'opera. In alcuni casi è un "fondo" che mi serve per esaltare il soggetto, ma pur sempre vitale, presente. Il cielo è il "sogno", è l'aria aperta è l'avventura del viaggio. E poi mi piace inventare architetture fatte di nuvole e farle attraversare dalla luce, come una forza positiva che esplode.

- Per molti artisti l'arte a volte è sofferenza, anche fisica, io invece ho sempre pensato che creare il bello potesse solo far gioire, far sentire felici; cosa è per te creare un'opera d'arte?

-Ho in mente l'opera creativa divina della nascita di un bambino, il meraviglioso momento del parto, che attraverso la sofferenza giunge ad una felicità assoluta. Mi sento di usare questo paragone per il grande rispetto che ho per ogni momento creativo che riempie la vita di un uomo. In realtà credo che creare sia uno sforzo che parte dallo spirito, è pensiero ed opera di mano.

- Ammirando le tue opere sembra che siano state create nel momento in cui i ricordi si riflettono negli occhi; è così oppure c'è una lunga e sofferta preparazione?

- Ogni volta che mi accingo a lavorare su un'idea è già avvenuto tutto il processo di costruzione del quadro. Facilmente mi innamoro di una luce, di una atmosfera, a cui aggiungo i miei oggetti che puntualmente aspettano il loro turno. Poi tutto avviene meccanicamente. Quando mi concentro su un concetto, ripetutamente disegno e dipingo oggetti ed ambienti fino a quando non esaurisco il desiderio di comunicare.

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